Corpo Spazio e Architettura

Mostre e preggetti di disseminazione

Luogo: Ferrara

Abstract:

Il corpo è un elemento essenziale del progetto dello spazio architettonico. Non solo dal punto di vista proporzionale, ergonomico, stilistico, esigenziale, ecc. ma anche in relazione alla definizione complessiva di ogni variabile funzionale e dimensionale. Le modellistiche, fino ad oggi utilizzate, delle discipline architettoniche hanno da sempre dato grande attenzione alla richiesta di comprensione e configurazione dello spazio, tralasciando spesso l’interesse per la lettura e la valutazione dell’interazioni corpo/spazio se non in ambiti specialistici. La semplice osservazione della figura umana in un ambito statico e isolato denota un’estrema pluralità morfometrica; questa si moltiplica nel momento in cui si considerano anche altre variabili quali abitudini comportamentali, aspetti posturali, esigenze di abbigliamento, ecc.. Tale molteplicità viene infine esponenziata nel momento in cui la figura umana da una dimensione di solitudine viene traslata in una dimensione dinamica e relazionale dove entrano in gioco variabili di tipo architettonico, prossemico, partecipativo e gestuale. L’utilizzo di metodologie di rilevazione tridimensionale, in grado di cogliere le variazioni morfometriche della figura umana e i fenomeni di tipo relazionale (all’interno dello spazio architettonico) anche nel corso del loro svolgimento, comprendendo quindi nel rilievo la dimensione temporale, ne può rendere possibile l’osservazione per una lettura comparativa e critica rispetto ai dispositivi metaprogettuali finora utilizzati. Dall’elaborazione di un campione di oltre 150 soggetti è stato estratto una prima sperimentale proposta progettuale per l’integrazione e il superamento delle logiche a minino-funzionale, a morfotipo asessuato, ecc.

Da Nub, nubes evanescente nuvola che rappresenta la difficile percezione della realtà, condivisibile in una statica rappresentazione o in una dinamica ripresa ma anche nocciolo del problema, centro di configurazione immateriale. Lo spirito di questa ricerca risiede nel tentativo di configurare lo spazio corporeo attraverso gradienti morfometrici associando ad essi caratteri posturali, comportamentali, prossemici, termici, psicopercettivi. Il corpo, vibrante nella nuvola di punti geometrici in cui è descritto non è un involucro.

Il corpo è fluttuante
Il corpo nel suo perenne essere essenzialmente al di fuori di sé sviluppa un proprio spazio non geometrico, non neutro, non indifferente. Il corpo, come diceva Heiddeger, ha una gittata, che, diversamente dalla materia, che si ferma alla pelle (cioè quella che in tedesco si esprime con il Körper che si confronta con il Leib) nel vivente muta costantemente, non ha limite, confine, misura geometrica. Lo spazio vissuto, oggi incessantemente vivibile nel digitale, conduce immediatamente ad un’idea di distanza vissuta in una prossimità alternata tra fenomenologia ed etica. Il corpo si esprime in quella regione intermedia tra il fisico e il mentale che è il desiderio: confine tra il naturale e il culturale, tra la forza e il senso. Ed ecco il fluttuante che ritorna in nella dimensione immateriale dello spazio fisico.

Morfometria corporea: un ribaltamento concettuale.
Allora in questo ribaltamento di punti di vista (o di fusione di approcci) è interessante recuperare la divisione cartesiana in res cogitans e res extensa. Cartesio, a cui facciamo continuamente rimandare i vincoli geometrici su cui si basa anche la maggior astrazione rappresentativa dello spazio nel modello ortogonale, poneva in essere nella separazione tra pensiero e materia (o tra mente e corpo) una muraglia che troverà rinforzi nei secoli e fertili territori nello sviluppo tecnologico, nelle iperspecializzazioni scientifiche, nella tenace tendenza meccanicistica ancora alla base della medicina modera. Molto immaginario catastrofico (allogenico, transgenico, ibridato, speciato, clonato) tradotto sulle più disparate (e disperate) forme espressive negli ultimi trent’anni rimandano probabilmente a questa mai cicatrizzata ferita. E’ un universo intollerante in cui i colpevoli scivolano tra la schizofrenia della scienza, la cataclismica ritornante violenza della natura, l’incompresa (e forse impossibile) autocoscienza della materia. La ricerca è nel tentativo di ricostituzione, di annullamento degli effetti della separazione concettuale, spaziale, comportamentale, ecc. per tentare di ricostruire luoghi di vita (di lavoro, d’affetto, d’intimità, di tempo libero, di studio, di ricerca, ecc.) in cui possono tornare ad “abitare le emozioni”.

“Metodi e strumenti tecnico-procedurali per il rilievo morfologico avanzato della scena del crimine – (Forensic Science)”, in collaborazione con l’Unità per l’Analisi del Crimine Violento (UACV) della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Questura di Ferrara, Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Servizio Polizia Scientifica, Gabinetto Regionale per l’Emilia-Romagna di Bologna, Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza (Direzione Generale Anticrimine, Servizio di Polizia Scientifica), Università "Carlo Cattaneo" – LIUC, Facoltà di Ingegneria di Brescia (2005/2007).

Il Progetto di ricerca si pone l'obiettivo di creare un modello integrato e multisciplinare per l'interpretazione della scena del crimine nel caso di omicidi singoli senza apparente movente, e su questa base di sviluppare degli strumenti software a supporto degli esperti per l'attività di ricostruzione della scena del crimine stessa e di analisi dei dati relativi. La ricerca viene condotta a partire non solo sulla base della letteratura scientifica disponibile, ma anche delle esperienze già condotte internazionalmente e soprattutto di quelle maturate dall’Unità per l’Analisi del Crimine Violento (UACV) della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, una struttura specializzata, unica esistente in Italia, che collabora a questo Progetto forte di una casistica di 3863 eventi omicidiari e di oltre 40.000 immagini tratte da scene del crimine.
Per quanto riguarda il DIAPReM, nel ruolo di responsabile scientifico, la ricerca è stata impegnata nella definizione di criteri di indagine interdisciplinare, facendo riferimento ai data base 3D acquisiti in fase di sperimentazione ed analisi (a scala di contesto, di architettura, di dettaglio).Sono state elaborate procedure e metodiche sperimentali di rilievo (tramite i data base 3D) finalizzate al controllo dei dati dimensionali ed alla realizzazione di modelli digitali di situazioni architettoniche reali, per valutazioni e verifiche di tipo metrico e posizionale. A questo proposito sono stati sperimentati strumenti e tecniche per l’acquisizione di dati 3D alle differenti scale e con differenti accuratezze.

La costruzione, mediante le nuvole di punti, di un modello tridimensionale non solo della scena a se stante, ma anche dell’intero contesto ha permesso infatti di: a) di costruire un modello ad alta precisione multirisoluzione; b) di poter stabilire o simulare sul modello direzioni balistiche rilevabili poi strumentalmente attraverso teodolite, nella realtà o viceversa; c) di avere sempre a disposizione i dati su cui effettuare misurazioni e verifiche nel tempo; d) di costruire un modello virtuale animato delle azioni che hanno portato alla definizione della scena rilevata; e) di analizzare le variabili tipologico-ambientali della scena a diverse scale. Attraverso questo lavoro interdisciplinare di ricerca si è avuta quindi la possibilità di verificare la compresenza, nel processo di sperimentazione, di più apporti disciplinari specifici.
Il sistema sperimentale hardware e software, che ha utilizzato una serie di casi-campione simulati come soggetti applicativi, è costituito schematicamente da una serie di stazioni di acquisizione dati (forma-dimensione, texture, colore, temperatura, tempo, ecc.) e da una serie di stazioni di restituzione e di elaborazione ad esse interfacciate.
La possibilità di interfacciare ambiti disciplinari tradizionalmente diversi attraverso l’uso di procedure informatiche è derivata dalla comune impostazione metodologica che l’approccio informatico consente di perseguire.

In particolare sono stati presi in considerazione:
a) procedure e metodiche di rilievo tramite 3D laser scanners finalizzate al controllo dei dati dimensionali: tipologie dei dati in rapporto alle modalità di acquisizione;
b) codici recentemente sviluppati per creare superfici approssimanti definiti sulla base di nuvole di punti appartenenti alla reale superficie rilevata;
c) codici in grado di generare sulle superfici, meshature automatiche
e) variabili metrico-morfologiche della scena del crimine a diverse scale:
- ambientale: contesto rurale, naturale, parco e/o ambiente con forte presenza vegetazionale;
- urbana: strada, piazza, slargo, raccordo viario;
- architettonica: abitazione, edificio pubblico, edificio commerciale ed a servizi, stazione di transito o di scambio intermodale;
- spazio interno: percorsi distributivi orizzontali, sistemi di collegamento verticale (ascensori, scale), locali definiti come ambiti propri;
- spazio interesterno: logge, porticati, chiostri;
- oggetto/reperto;
f) definizione di una metodologia di gestione del dato rilevato attraverso l'integrazione con altre fonti (foto, filmati, testi) per lo sviluppo di un data base che sfrutti un'interfaccia 3D;
g) definizione di procedure e protocolli per la realizzazione di modelli di ricostruzione delle informazioni e differenti dettagli di interazione (soggetti umani, traiettorie, punti di vista, inserimento dati esterni quali bossoli, ostacoli, autovetture, ecc.);
h) definizione di modelli di navigazione 3D e 4D (ovvero con una struttura di interrogazione e/o elaborazione dei dati su linea temporale);
i) definizione di procedure per differenti metodi di visualizzazione: monitor, teatro virtuale, filmato.
e) definizione di procedure di aggiornabilità, integrazione e interrogazione del data base a interfaccia interdisciplinare.

Crediti:

Responsabili della ricerca:

Marcello Balzani (Università degli Studi di Ferrara, Direttore del Centro DIAPReM),